Da Monteponi a Nebida con tappa a Monte Scorra (D-313)
Il sentiero
Informazioni utili
Descrizione tappe (roadbook)
Dalla piccola piazza antistante, all'ingresso dello stabilimento, possiamo osservare una chiesetta, un asilo, una scuola elementare, un ospedale, la caserma dei carabinieri, l’ufficio postale e uno spaccio di alimentari. Tutti servizi, oggi la maggior parte dismessi o passati alle competenze di privati o del Comune di Iglesias, che le società minerarie mettevano a disposizione dei lavoratori. Dopo essere passati sotto il portale di ingresso della miniera, ci dirigiamo verso ovest risalendo verso quella che fu la direzione della miniera, la villa “Bellavista” e verso gli antichi fumaioli in mattoni che svettano nel rilievo di Monteponi.
Siamo all'interno di una grande industria che per gran parte risulta invisibile ai nostri occhi: chilometri di gallerie scavate nella roccia e che ora hanno riconquistato l'oscurità, il silenzio e l'oblio. La strada asfaltata sale decisamente tra gli edifici, raggiunge e supera la sagoma inconfondibile della direzione fino alla quota dei pozzi Sella e Vittorio Emanuele.
Svoltando a sinistra si supera l’archivio storico delle miniere e si lascia questo paesaggio di rovine, di vecchi capannoni in disuso attraversando i quali si percepisce un forte odore di lubrificanti per macchinari che, in qualche modo, rende ancora vivo questo luogo.
Superato un cancello privo di serratura si prosegue verso ovest su una buona carrareccia che in poco tempo ci offre la vista dei cosiddetti "fanghi rossi", ovvero l’immensa discarica di materiali sterili residui della lavorazione del minerale, che a causa dell'ossidazione di componenti ferrosi ha assunto una colorazione vermiglia. Questa discarica bene rappresenta la complessità connessa a questi luoghi. Da una parte si tratta di rifiuti industriali con alte percentuali di metalli pesanti che li rendono pericolosi per la salute e per l’ambiente, dall’altra sono tutelati per l’alto valore storico e paesaggistico. Un paesaggio fortemente suggestivo che colpisce i viaggiatori che, anche casualmente, gli passano accanto.
La posizione dominante della strada permette di far apprezzare , a valle, le stazioni ferroviarie abbandonate della società di Monteponi e delle Ferrovie Meridionali Sarde. A sud ovest si erge il rilievo calcareo del Monte di San Giovanni con la sua omonima miniera e, sulla sua china ovest, si stagliano tra cielo e mare gli edifici del Villaggio Normann. Proseguendo la discesa su un'ottima sterrata, raggiungiamo la struttura abbandonata della moderna laveria “Galletti”. Costruita nel 1961, quasi completamente in calcestruzzo, serviva alla flottazione delle calamine che provenivano dai cantieri di Monteponi.
Oltrepassata la laveria, continuiamo la discesa fino ad arrivare all'attraversamento della strada provinciale 84 che, a nord, lambisce la città di Iglesias tra Bindua e il rione di Sant’Antonio. Siamo all'ingresso del villaggio minerario di Monte Agruxiau che prende il nome del rilievo che lo sovrasta e dell’omonima miniera, a suo tempo appartenuta alla società belga “Vieille Montagne”.
Dopo una breve visita al piccolo insediamento ancora abitato, imbocchiamo una bella pista panoramica, chiusa al traffico veicolare e priva di difficoltà tecniche. Il percorso è ben segnalato e reso agevole dal fondo in conglomerato ecologico. Unico suggerimento è quello di portare con sé una buona riserva d'acqua, in quanto dalla miniera di Monteponi fino all'arrivo non ci sono sorgenti o prese pubbliche in cui rifornirsi.
Proseguendo sulla sterrata si arriva in breve a un altro villaggio ex minerario, Monte Scorra [tappa intermedia]. Fondato alla fine del diciannovesimo secolo dalla “Società Anonima delle Miniere della Malfidano” e abbandonato da decenni, è ormai in rovina e quasi totalmente inglobato nella vegetazione che, una volta cessata l’attività dell'uomo, ha ripreso vigore, impadronendosi nuovamente degli spazi originariamente occupati. Proprio da questo punto si inizia a percepire il profumo del mare, ormai a pochi chilometri di cammino.
Giunti al passo di Genn’e Murtas si incontrano i resti della miniera di Pitz’e Luas. Proseguendo sullo stradello intercomunale, si arriva alla strada asfaltata che conduce al villaggio di Nebida.
Dal valico che si affaccia sul mare lo sguardo spazia sul panorama tra Portoscuso al bellissimo paesaggio faraglione di Pan di Zucchero (Concali su terrainu è il suo vero toponimo originale): monumento naturale della Sardegna. Il territorio, nonostante le ferite inferte dall'attività mineraria, ha ancora una straordinaria bellezza. La nostra passeggiata si conclude, dopo un breve tratto tra le case, nella piazzetta centrale dell’abitato.
Dati catastali e altimetrici
Galleria fotografica
Scarica la documentazione del sentiero
Opinioni
Non ci sono ancora recensioni per questo sentiero