Inizio contenuto principale del sito web

L'Isola offre una splendida varietà di chiavi di lettura del paesaggio: tra queste, i Cammini storico-minerari-religiosi inseriti nel Registro regionale sono uno splendido campionario di proposte per il camminatore-pellegrino: sterrati, carrarecce, mulattiere e ferrovie dismesse del Sulcis, dell’Iglesiente e del Guspinese.  Oppure lungo le coste, dove si snoda il percorso delle 100 Torri, o attraverso Gerrei, Sarcidano e Tacchi d'Ogliastra, dove altre Vie della Transumanza conducono al Gennargentu e al Supramonte lungo decine di siti tutelati dal Parco Geominerario della Sardegna...un tempo percorsi da operai o dai pastori...

Itinerari

Tonara, i boschi. Le strade dei castagni

Accesso

Il centro abitato di Tonara è sovrastato dalla sua montagna e dai suoi bei boschi, un tempo costituiti prevalentemente da castagneti inframmezzati da piccoli orti. Si parte direttamente dal centro del paese, parcheggiando accanto al Municipio e dirigendosi verso la casa natale del Poeta Peppino Mereu, orgoglio tonarese e dell’Isola. Da qui si percorrono le vie XX Settembre, Via Angioy e poi via Galusé che porta alla sorgente omonima, cantata proprio dal poeta locale. Si è al limite estremo del borgo e dalla fonte incomincia una stradina pavimentata che si infila tra gli orti, ombreggiata da castagni e frutteti.

Gli orti

Come in tutti i centri dell’interno, la cintura di orti abbracciava il paese ma a Tonara, vista la forte pendenza dei versanti, questi erano terrazzati e sostenuti da murature a secco. Si rimane sulla strada principale con scarse pendenze, continuando anche quando questa si sterra sotto un fitto bosco. Superato un piccolo guado, al primo bivio che si incontra, si prende a sinistra in ripida salita per un viottolo di campagna circondato da muretti a secco, poi ancora a sinistra ad un incrocio a tre vie successivo. In quest’ultimo tratto si procede circondati dai castagneti che, sebbene oggi in parziale abbandono, costituiscono una ricchezza inestimabile di queste montagne.


Nel bosco

L’ultimo incrocio ha permesso di guadagnare una carrareccia silenziosa ed immersa nel bosco. Si passa subito accanto ad un deposito dell’acqua, proseguendo poi con improvvisi strappi in salita dove, talvolta, la vegetazione si apre permettendo ampie viste panoramiche verso occidente. La faticosa salita è sempre ben ombreggiata e ben presto si giunge a tre incroci in rapida successione, dove si prende inizialmente a sinistra, poi ancora a sinistra e infine a destra in salita, guadagnando una bella sterrata in località Morturasà. Qui si prende a sinistra, in leggera discesa.

I castagneti

La sterrata che si percorre è perfettamente tenuta e si tiene ai margini di una vasta area di rimboschimento. Ben presto però ai cedri ed ai pini neri larici si sostituisce l’albero protagonista di questa montagna: il castagno. Il bel bosco aperto, nel quale figurano alcuni grossi esemplari monumentali, racconta dell’importanza della selvicoltura per queste comunità.
Si passa accanto ad una sorgente, in secca nella stagione estiva, raggiungendo in breve una strada asfaltata: prendendo a sinistra, in discesa si ritornerebbe rapidamente in paese, ma è possibile svoltare a destra all’incrocio successivo per visitare poi la sorgente di Funtana ‘e s’Abe, ottima e fresca in tutte le stagioni, ideale per ristorarsi dopo la lunga camminata prima di rientrare, per le strette vie del centro, all’auto.

Itinerary roadbook

Lenght 4.700 m

-tonara-i-boschi-le-strade-dei-castagni.gpx

Dislivello totale 296 metri

Aritzo, Texile, Il monumento naturale

Accesso

Si inizia a camminare dal centro abitato di Aritzo si prende la via Garibaldi, facilmente raggiungibile nella parte bassa del paese, svoltando poi a sinistra una volta raggiunta la piazzetta panoramica di Sant’Antonio, dalla quale si distingue chiaramente il taccu roccioso di Texile dall’altra parte della vallata, meta dell’escursione.

Si prosegue scendendo per uno stretto viottolo che si lascia le ultime case alle spalle, inoltrandosi subito tra orti terrazzati, fitti noccioleti o alti noci, splendidi in autunno per il loro intenso foliage.


Le sorgenti

La discesa si interrompe in uno slargo presso la sorgente di Giaria. Qui si prosegue inizialmente in leggera salita e su fondo talvolta pavimentato, sempre in bell’ambiente boscoso pur nella sua vicinanza al paese ed alle essenze già osservate si aggiungono i fitti agrifogli e splendidi esemplari di castagno ed ontano. Si incontra un bivio dove si prende a destra, in leggera discesa su strada selciata, seguendo le indicazioni per la Funtana de Zia Albara.

Ancora un tratto tra i noccioleti e gli orti terrazzati separa questo incrocio dalla bella sorgente. Qui si prende a destra, incontrando anche le indicazioni per Texile. Si scende gradualmente, incontrando prima un’area pic nic presso la quale era presente il pino monumentale di Addalcia, purtroppo rovinato al suolo recentemente. Presso un guado si incontra infine un’ultima sorgente.

Texile

Superato il guado la sterrata peggiora leggermente e comincia a salire, compiendo un ampio tornante ma rimanendo sempre evidente. Si trascurano deviazioni minori, incontrando saltuariamente alcune indicazioni per Texile e tenendo la direzione sudovest fino a distinguere chiaramente il picco calcareo soprastante che si raggiunge al culmine della salita.

La particolarità geologica di Texile è quella, simile a molti taccos dell’Ogliastra e della Barbagia di Belvì e Seulo, di essere completamente isolato da rocce simili, costituito com’è da calcari e poggiante sugli scisti paleozoici. Questo ha permesso ad una flora rara e peculiare di vegetare solo sulle sue pareti, rendendo Texile uno scrigno di biodiversità, divenuto perciò area SIC e rigorosamente protetto.

Per i più intrepidi, un canalino roccioso permette di accedere alla sommità da cui si ammira una vista straordinaria su Aritzo, Belvì, le vette del Gennargentu e la vallata di Uatzo. Sulla sommità del picco si ritrovano inoltre numerose ceramiche di epoca protostorica a segnalare antichissimi insediamenti o luoghi di culto sulla montagna.

Dopo una lunga sosta panoramica si ritorna infine in paese per la stessa via dell’andata.

Lenght 7.800 m

aritzo.gpx

Dislivello totale 420 metri

Atzara, Su Caminu ‘e i’Bingias. Nel paesaggio antico del vino

Accesso

Questo semplice itinerario ciclabile parte dal centro del paese del Mandrolisai, noto per il suo bel territorio e soprattutto per l’altissima qualità delle sue uve e dei suoi vini. Insieme a Sorgono possiede l’unico paesaggio sardo iscritto al registro nazionale dei Pesaggi Rurali Storici, a testimonianza della lunghissima tradizione della vinificazione in queste zone.

Si procede sulla via principale del paese, la SS 128 qui chiamata Via Vittorio Emanuele, svoltando in direzione est in direzione della chiesa di Sant’Antioco Martire e poi a sinistra per via Pertini. La strada lascia a sinistra le ultime case dell’abitato proseguendo in Via Molinu e incontra poi le indicazioni per Funtana ‘e Paule, ormai immersa per i campi.

Tra i campi

Si prosegue in leggera discesa, incontrando un piccolo guado e cominciando poi a salire, mantenendosi sempre su strada asfaltata. Ben presto si incontra un bivio: qui ci si tiene a sinistra, sempre in leggera salita, circondati da belle sugherete e dalle prime vigne. Ben presto, i vigneti cominciano ad alternarsi con regolarità ai pascoli ed a zone boscose, spesso occupate da sughere e da una fitta macchia, immerse nel paesaggio silenzioso di quest’angolo di Mandrolisai.

Al termine di un rettilineo si incontra un bivio dove si tiene la destra. Poco oltre, in prossimità di una lieve discesa dopo una curva a destra, si raggiunge la chiesa campestre di Santa Maria ‘e Susu.
La piccola costruzione è stata edificata in età medioevale e sorge nei pressi del villaggio scomparso di Leonissa (Leonisa o Laonisa) e dell’antico cammino per Belvì, di cui si stanno percorrendo alcuni passi.

I vigneti

Subito dopo la chiesa si incontra un bivio: qui si prende a destra, proseguendo in discesa fino al centro abitato, ormai circondati dai vigneti. È possibile, prendendo a destra, compiere una variante escursionistica, anche se poco frequentata, continuando su asfalto sino alla sorgente di Laonisa e da qui a destra per sterrata, poi ancora a destra per un viottolo poco battuto sino ad una antenna, da cui si ritorna all’asfalto. Poco oltre si prende a sinistra subito dopo una falegnameria, rientrando per un viottolo tra le campagne al paese.

Lenght 4.100 m

Atzara.gpx

Dislivello totale 109 metri

Austis, Sa Crabarissa La roccia della leggenda

Accesso

Dall’abitato si seguono le indicazioni per Sa Crabarissa, percorrendo la via Gramsci che si tramuta ben presto in un viottolo di campagna. Si lascia a destra il bel santuario di S. Antonio, sempre su strada asfaltata, scendendo leggermente fino ad un bivio evidente dove si prende a sinistra, sempre seguendo le indicazioni.

Bortamelone

La zona è dominata dal morbido rilievo del Monte Bortamelone, riconoscibile dagli imponenti rimboschimenti. La strada corre tra pascoli e zone a macchia. Sulla sinistra si cela la roccia di Nodu Pertuntu, non segnalata, dalla caratteristica sommità forata.
Si prosegue sempre sulla strada principale, circondati dai corbezzoli, finché l’asfalto termina e la strada procede, sterrata, sempre in ottime condizioni e in leggera discesa, ora molto panoramica.

Sa Crabarissa

Si raggiunge un vasto spiazzo sterrato, tenendo alle spalle Bortamelone e dopo aver parcheggiato si prende a destra per un sentiero evidente che si dirige verso la sagoma slanciata ed elegante di Sa Crabarissa.
Questo straordinario monumento naturale deve il suo nome ad una leggenda: una donna di Cabras (una crabarissa) si innamorò di un pastore di Austis che si trovava nel paese di lei per la transumanza. I due si giurarono eterno amore ma, quando lei andò a trovarlo, scoprì che lui era già sposato ed aveva una famiglia. La ragazza tornò indietro, ma il terribile dolore la tramutò in pietra: ancora le sue forme ricordano quelle di una ragazza di Cabras col tipico costume.

La roccia è posta in un contesto ambientale straordinario e si raggiunge per il bel sentiero, tenendola sulla sinistra.


Anello nella macchia

Si prosegue sul sentiero, con poche pendenze, individuando un bivio sulla destra che, una volta imboccato, porta in salita ad un piccolo laghetto artificiale. Qui si prende a destra, su sterrata, tenendo ancora la destra e ritornando in breve all’auto.

Lenght 19.500 m

austis.gpx

Dislivello totale 511 metri

Contiene carte
Spento

Belvì, Pitzu ‘e Pranu. A picco sulla valle

Accesso

Dal centro abitato di Belvì si inizia l’escursione raggiungendo la piazza antistante la chiesa e da qui la via Marconi, dove si scende leggermente di quota prendendo poi a destra per un viottolo di campagna, indicato da un cartello di legno che segnala la direzione per raggiungere alcune Domus de Janas.
Si prosegue in discesa, abbracciati da fitti noccioleti che ingombrano la stradina. Questa era in passato una importante carrareccia, come segnala l’antico selciato e la cura con cui erano realizzati i muretti a secco che la delimitano.

In salita

Si perde quota fino a raggiungere un ponte che supera un rumoroso torrente, in carta come Riu Salasi. Sulla zona incombono le pareti di Pitzu ‘e Pranu, meta dell’itinerario, mentre sulla destra si individua il bel ponte ad arcate della ferrovia lungo la quale transita oggi il Trenino verde. Superato il ponte, si tiene la destra al bivio successivo e si comincia a salire rapidamente tra i vari orti recintati che occupano la vallata. La carrareccia è sempre ben evidente, pur se leggermente più rovinata: al culmine della salita si sbuca su asfalto, nella SP 61 bis. Qui la carrareccia continuava, ma è oggi invasa dai rovi.

Verso la cima

Si prende quindi a sinistra, percorrendo circa 200 metri in discesa sulla statale ed individuando una strada sterrata che si discosta a destra, in salita, incontrando subito un bivio con una sterrata più ampia dove si prende a destra. Si sta ora in quota, costeggiando in senso antiorario le pareti di Pitzu ‘e Pranu. La strada è affiancata da alcuni grossi pali in legno ed è stata costruita proprio sulla discontinuità geologica tra i calcari che costituiscono la montagna soprastante e gli scisti dell’antico basamento su cui si è finora camminato. Si fiancheggiano alcuni orti raggiungendo in breve un incrocio con una strada pavimentata, dove si prende a sinistra, in salita, circondati dalla lecceta. Al tornante successivo, poco discosta dalla strada, si trova una bella fornace della calce, usata per la trasformazione della pietra calcarea.

Pitzu ‘e Pranu

Un ultimo tratto in salita porta a guadagnare una sella spazzata dai venti, assai panoramica, dove si trova un grosso incrocio. Qui si prende a sinistra, in salita, entrando nel rimboschimento che occupa la parte sommitale di Pitzu ‘e Pranu e sul quale era stato costruito un parco avventura, ora in disuso. La vetta del taccu, come suggerisce il nome, è occupata da un vasto pianoro dove piccole depressioni tradiscono la presenza di alcune voragini, imputabili alla natura carsica della zona. Nel punto più alto si raggiunge una madoninna, posta sull’orlo delle pareti. Qui si domina letteralmente il paese e quello vicino di Aritzo, lasciando lo sguardo spaziare fino al Gennargentu ed alle ampie vallate circostanti. Si ritorna al paese per il sentiero seguito all’andata.

Lenght 5.900 m

belvi.gpx

Dislivello totale 269 metri